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Libro maestoso, autentico mostro sacro della fantascienza. Non si può essere appassionati di questo genere di lettura se non si è mai letto “2001: Odissea nello spazio”.
Tutto comincia tre milioni di anni fa con l'apparizione inquietante di un monolito sulla Terra, struttura aliena dotata di straordinari poteri che accese la scintilla dell'intelligenza nelle scimmie trasformandole in esseri umani. All'alba del ventunesimo secolo all'apice delle conquiste spaziali terrestri un identico monolito nero viene trovato sulla Luna. Questo segna l'inizio dell'avventura del comandante Dave Bowman, del suo vice Frank Poole e del supercomputer Hal a bordo dell'astronave Discovery.
Scritto negli anni 1964-1968, vero precursore dei tempi, ricordiamo che ancora l'uomo non aveva allunato è pieno di dettagli tecnici e di invenzioni stupefacenti: realisticamente è costruito in maniera perfetta; in contemporanea con la lavorazione dell'omonimo film di Stanley Kubrick e giunto sugli scaffali mentre il film usciva nelle sale, da vita a quasi due storie diverse. E' impossibile credo, parlare di questa storia e scindere la pellicola dal libro. Clarke più legato alla realtà, ai dettagli tecnici, Kubrick al simbolismo e al misticismo.
Se ovviamente Clarke ha abbondato di dettagli tecnici ha di contro lesinato un poco sulla caratterizzazione dei personaggi, ma perché probabilmente non era questo quanto ci si prefiggeva. Tanto più scarsa è la descrizione dei personaggi umani, quanto è più meravigliosa e costruita eccellentemente quella del supercomputer HAL, meraviglia umana di ‘intelligenza artificiale, che cadrà poi nella totale nevrosi e follia.
Un libro davvero eccezionale, dilatato nel tempo e quasi privo di dialoghi per dare spazio ad argomenti come le chiavi dell'esistenza umana, la scoperta dell'ignoto e forse il conflitto con Dio: un viaggio che comincia nel passato remoto di tre milioni di anni fa e finisce con un viaggio interstellare, nel tempo, e all'interno della stessa mente umana.
Bello come sola certa fantascienza di classe sa essere, anche se perde un qualcosa nel finale, che mi ha lasciato un po' perplesso, o forse immaginavo qualcosa di diverso come degna conclusione del viaggio della Discovery. Sicuramente da consigliare con in accoppiata con il film di Kubrick, per gustarsi a 360 gradi questa meraviglia. E per guardare nell'occhio rosso di Hal 9000.