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Il giudice e il suo boia è il primo romanzo poliziesco dello scrittore svizzero Friedrich Dürrenmatt, scritto nel 1952. E si vede, soprattutto quando un cadavere, sul luogo di un crimine, viene maneggiato come un sacco di patate; farebbe morire dal primo all'ultimo gli autori di CSI.
Un giorno di novembre, in una svizzera piovosa e nebbiosa, lungo una strada di montagna tra i vari paesi che costellano le pendici del Giura, un poliziotto locale rinviene un uomo in auto, con un foro di proiettile in testa, un assassinato. Scoprirà che il rinvenuto è un poliziotto di Berna. Ad occuparsi del caso sarà l'anziano ispettore Bärlach, malato e morente, che si scoprirà coinvolto a causa di una scommessa fatta qualche decennio prima e l'agente Tschanz, coinvolto in una partita a scacchi che impegna da anni due giocatori, sconfinando dall'indagine poliziesca.
Scrivere che mi sia piaciuto, sarebbe una bugia, ma anche scrivere il contrario, probabilmente il libro gode di due attenuanti: la prima quello di essere troppo breve per annoiare davvero e la seconda è il colpo di scena finale, che definire geniale, sarebbe troppo ma per sorprendere, sorprende.
Si esprime il pensiero di Durrenmatt, che intende dimostrare l'impossibilità per la giustizia istituzionale di arrivare alla verità, la giustizia umana arriva laddove non arriva la giustizia giudiziaria.