La clessidra infranta
2012 • 367 pages

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Terza ed ultima tappa della trilogia zombesca di Bourne. Per fortuna vostra, mia e degli zombi. Se fossi un morto che cammina, andrei a cercare Bourne a casa sua. Vorrei divorarlo. Per la noia che mi ha attanagliato nella lettura di questo libro. Per ripagarlo, per fare in modo che smetta di scrivere.

Abbandonata la struttura in forma di diario, ci troviamo a seguire più storie contemporaneamente: la portaerei George Washington (con la sua linea di comando ed il gruppo dei sopravvissuti incontrati nei 2 precedenti libri), la Task Force Clessidra (affiancata dal nostro Kilroy e dal suo amico Saien, imbarcata sul sottomarino Virginia con lo scopo di localizzare il “paziente zero”) la Task Force Phoenix (indirizzati verso l'Hotel 23), l'Avamposto Quattro (base di ricerca nel circolo polare artico) ed anche la base dell'oscuro Remote Six (scopriremo chi sono e quale fine seguono).

Storie diverse, per triplicare il non senso, la noia, tutta la mole degli inutili tecnicismi, le battute scherzose di uomini in situazioni che dovrebbero essere drammatiche e che rendono questi stessi sopravvissuti delle macchiette di se stessi che urlano: “sono un cazzuttissimo americano, faccio scempio di tutto e di tutti e poi ci piscio sopra!”.

E guardate che vi risparmio l'analisi dei personaggi, perchè ne ho la nausea al solo pensiero.

Tutto questo per arrivare ad uno dei “the end” più scemi, affrettati e sconclusionati della storia della letteratura.

Caro Bourne potevi fermarti al primo libro e sarebbe bastato.

July 24, 2013