Amo questo autore, nella sua veste di scrittore di fantascienza dalla saga di Hyperion, una perla rara. Un esempio massimo di science-finction.
Appena ho visto questo libro in libreria non ho potuto esimermi dal comperarlo, anche attratto dalla storia (vera e poi romanzata) che narra di quel 19 maggio 1845, quando l'Erebus e la Terror, due velieri agli ordini di Sir John Franklin e di Francis Crozier, salpano dall'Inghilterra alla ricerca del leggendario Passaggio a Nordovest; verranno ritrovati anni dopo intrappolati nel ghiaccio artico.
L'aspetto veramente positivo di questo libro per me è stato il fatto di appassionarmi a questa fantastica avventura delle due bombarde: la “Erebus” e la “Terror” che mi ha fatto passare delle ore su internet per leggere di Francis Crozier (capitano della Terror) e delle sue imprese in Artide.
Da sottolineare, ancora una volta, l'incomprensibile traduzione del titolo originale “Terror” in “La Scomparsa dell'Erebus”; ma questo è un discorso già fatto molte volte in passato.
Per il resto ho fatto davvero fatica a completare la lettura, non per lo stile di scrittura di Simmons che trovo sempre molto particolare, suggestivo ed evocativo ma perchè il libro è davvero troppo lungo in quanto infarcito di troppe “romanzature” come la comparsa del mostro mitologico esquimese e le troppe descrizioni marinare (per me indigeste e solo per esperti marinari); personalmente avrei trovato la storia meravigliosa se fosse stata lunga la metà.
Diciamo che l'idea dell'ibrido letterario, che fonde ricerca storica, romanzo horror e narrazione mitologica non mi ha convinto più che tanto, avrei preferito un romanzo che parlasse solo dell'avventura in sè, soprattutto visto la spettacolare e particolare ambientazione.
Anche il finale poi mi ha lasciato molto, molto perplesso; ho trovato decisamente più affascinante il finale nella realtà dei libri di storia.
Uno spunto per conoscere un pezzo di storia e nulla più.