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Aria sottile è un saggio di Jon Krakauer pubblicato nel 1997, dopo che l'autore coinvolto in prima persona nei fatti narrati per esorcizzare il proprio male dell'Everest decise di ampliare un precedente articolo redatto per la rivista Outside, che racconta della disastrosa conquista della cima dell'Everest avvenuta durante la primavera del 1996.
Quello che dunque doveva essere un semplice reportage su di una spedizione commerciale per la vetta dell'Everest per una rivista di settore, diventa tragedia prima e oggetto di discussioni per anni per la tragicità dei fatti avvenuti sulla cima più alta del mondo, che costò la vita alla maggior parte dei partecipanti alle varie spedizioni di quell'anno sul monte Everest.
Krakauer nasce alpinista, non professionista, ma sicuramente abile scalatore e non riesce a resistere alla tentazione di arrivare sul tetto del mondo: il risultato è un racconto magnifico, preciso, avventuroso, estremo ma soprattutto tragico, dedicato alla memoria di quelli che perirono nel tentativo; è un reportage che cerca di fare chiarezza su quello che obiettivamente successe a quota 8000, nella zona della morte. L'autore è abile come scrittore-giornalista-alpinista, riuscendo a coinvolgere nell'agghiacciante rievocazione della spedizione. Accurato nei fatti, con brevi digressioni storiche e sociologiche, ma è obbiettivo?
Probabilmente no, non esiste il giornalista obiettivo: infatti venne pubblicato a distanza di un anno un altro libro che narra le vicende, soprattutto della guida alpinista russa Bukreev che è diametralmente opposto nel narrare quello che successe lassù. Ma credo che nel vivere una tragedia simile sia difficile essere obbiettivi, soprattutto quando la tua mente è completamente offuscata dal “mal di montagna”, in una zona dove l'ossigeno è un terzo di quello normale e il cervello prende decisione come quelle di un essere appena senziente. Sull'Everest ad una certa altitudine il fisico soccombe: non si dorme, non si mangia e ogni piccola fatica è insormontabile, se poi aggiungiamo la tempesta che si verifico nel mentre, non credo si possa essere obbiettivi.
Solo chi ama profondamente le montagne può capire cosa possa spingere dottori, impiegati delle poste, milionari, uomini non professionisti del tutto (a volte) impreparati ad affrontare un'odissea come questa: per cercare di giungere in vetta bisogna spendere molto denaro (qualche centinaio di migliaia di dollari), impiegare due mesi di “acclimatazione” per l'altitudine e almeno un anno di preparazione prima del viaggio. Ogni anno centinaia di queste persone mettono in discussione la loro vita per arrivare sulle vette himalayane.
Bellissimo libro, che consiglio a tutti i sognatori delle cime estreme e delle imprese impossibili.