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Black hole di Charles Burns è la graphic novel più strana che io abbia mai letto. La trama è semplice: Seattle fine anni ‘60; tra i ragazzi inizia a diffondersi un virus che si trasmette per via sessuale e che provoca delle mutazioni corporee, anche se non uguali per tutti. Alcuni rimangono completamente sfigurati; costretti ad allontanarsi dalla città, formano una comunità di reietti che vive nei boschi. Altri se la cavano con una bocca sul collo, una coda tra le gambe, la pelle che muta come quella dei rettili. Tutti, però, sono costretti a fare i conti con queste strane trasformazioni.
È quello che ci succede durante l'adolescenza: dobbiamo scendere a patti con il nostro corpo che cambia e adattarci alla nuova immagine di noi stessi. A parole sembra semplice, nella pratica lo è un po' meno - basti pensare che i disturbi psicopatologici più gravi hanno il loro esordio proprio in questa fase della vita.
Black hole è, di fatto, una graphic novel che parla di adolescenza, paragonata dall'autore ad un buco nero che bisogna attraversare e da cui si esce con più o meno conseguenze (infatti, non tutti contraggono il virus e le mutazioni sono diverse a seconda dei casi). Una visione non proprio positiva e incoraggiante, per usare un eufemismo, ma mi è piaciuto molto il modo in cui Burns ha saputo rendere tutta la fragilità del percorso che porta all'età adulta.
Per concludere, l'uso del bianco e nero e il tratto deciso e marcato si adattano bene sia al contenuto della storia che alle immagini forti, esplicite e spesso violente. Nonostante la stranezza, quindi, mi è piaciuto molto e ve lo consiglio.