Ratings2
Average rating3.5
Tre stelle e mezzo. Un libro molto intenso e “sentito”, specialmente nella prima parte, dove si concentrano le esperienze (e le pagine) più interessanti. La seconda parte tratta per lo più della storia del K2. Dati i fiumi di inchiostro già scorsi per l'impresa si ha un po' la sensazione che questa parte sia stata aggiunta per far arrivare il numero delle pagine il più in alto possibile.
In ogni caso si tratta di una raccolta di ricordi sempre molto vividi che permettono di capire molto anche sull'autore, una persona molto profonda ma anche, come spesso accade nelle persone della sua generazione, molto assolutista e accentratrice. Questo, naturalmente, senza nulla togliere alle sue imprese che avrebbero meritato più spazio.
Forse questa recensione si è concentrata di più sugli aspetti negativi, ma si tratta di un'opera non per tutti; avrei voluto leggere altre opere dello stesso autore, cosa che farò, prima di affrontare questa lettura per avere uno sguardo più ampio. Molto belle anche le foto, purtroppo nell'edizione digitale non si possono apprezzare molto per la mancanza di colori e lo spazio ridotto.
Come grande amante della montagna, leggerò altri libri di Walter Bonatti e consiglio a chi come me non ha mai letto altri titoli di questo autore di cercare opere precedenti.
Questo libro raccoglie interi stralci di altri libri scritti durante la vita dell'autore e raccolti qui a formare un sorta di diario dei ricordi di tutte le imprese di Walter Bonatti: celebre alpinista, esploratore e giornalista italiano. Pluridecorato. L'alpinista era soprannominato “il re delle Alpi”. Oltre che scalatore estremo e guida alpina, è stato autore di molti libri e numerosi reportage nei quali ha narrato le sue esperienze d'esplorazione e avventura nelle regioni più impervie del mondo.
Il libro è la raccolta di alcuni racconti dello scalatore riguardanti le sue arrampicate negli anni 50 e 60: le nord delle Cime di Lavaredo, il Cerro Mariano Moreno, il K2, il G4, il Pilier d'Angle, la nord del Cervino, il pilone Centrale del Freney, il Pilastro del Dru. Questo nella prima parte, la più bella, che contiene i ricordi di Bonatti relative all'alpinismo estremo.
La seconda parte del libro, quella che decisamente mi è piaciuta di meno, ripercorre tutte le vicissitudini legali inerenti alla conquista del K2 nel 1954 con l'impresa capitanata da Ardito Desio, che porterà Achille Compagnoni e Lino Lacedelli sulla cima, un'aspra contesa che si chiuderà solo nel 2008 quando verrà accettata ufficialmente la testimonianza da lui resa; essendo che Walter a soli 35 anni, si ritira dall'alpinismo estremo, il libro poi narra dell'esplorazioni da lui fatte in giro per il mondo quando diventò reporter per “Epoca”.
Bonatti sarà sempre legato ad un alpinismo che disdegnava qualsiasi uso di tecnologie, per lui contava solo la fusione tra l'uomo e la montagna, anche nei suoi numerosi viaggi la storia, il paesaggio naturale e l'avventura personale devono divenire un'unica cosa, devono fondersi così da vivere nella natura esperienze per ogni uomo uniche.
Consigliato solamente agli amanti dell'alpinismo e dalla montagna.