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Quando finisco di leggere un grande classico, m'immagino sempre ritto sull'attenti, petto in fuori, mentre lo spirito dei Grandi Lettori mi appunta sulla divisa l'ennesima decorazione al valore; e dunque la medaglia de “ I Miserabili” va vicino alle altre... “Guerra e pace”, “Il Conte di Montecristo”, “I fratelli Karamazov”, “Il grande Gatsby”... e via così... non so mi fa sentire appagato e fiero, indipendentemente dalla storia, dal libro in sè. Probabilmente è una immagine senza senso, lo so, ogni storia è importante, ogni libro letto merita lo stesso trattamento che sia un Manga o “Il giovane Holden”, ma questa è la mia sensazione.
Piccola premessa: questa non vuole essere una recensione, io non ho gli studi, le competenze e tanto meno la sicumera di poter recensire un'opera come “I Miserabili”, per questo vi lascio alle tante tesi, i libri e le vere recensioni fatte da chi ha la competenza di farlo; io mi limiterò a scrivere le mie sensazioni, quello ho provato leggendo e semplicemente quello che mi è piaciuto o meno di questa storia. Una piccola aggiunta alla mia premessa: questo è il terzo libro di Hugo che leggo dopo “L'ultimo giorno di un condannato a morte” e “L'uomo che ride”, eh già non ho ancora letto “Notre Dames de Paris”, prossima medaglia e tutti mi sono piaciuti.
Dunque ecco qua quello che ho detestato e quello che ho amato alla follia (sì, non ci sono vie di mezzo tra quello che ho provato durante la lettura):
Quello che ho detestato:
Parigi (e le sue fogne): sì, sono uno di quelli che ha visto Parigi e ha detto “e dunque?”, non ho visto una moltitudine di metropoli, ma Parigi non rientra di certo tra le mie preferite, farò il campanilista ma Roma o Venezia vale dieci Parigi. Ma anche una Praga, una Londra, una Lisbona... giusto per restare in Europa. Comunque, pagine e pagine su Parigi, sui quartieri di Parigi, sulle vie di Parigi, sulle fogne di Parigi, su quanto i parigini sono fighi (e lo sono solo loro), Hugo mi è sembrato un ultras in curva... anche meno, grazie!
Conventi (e le loro storie): vita nei conventi del 1800, storia dei vari conventi, storia delle religiose nei conventi nei vari stati europei. Pace e Amen, fratello.
Waterloo (la battaglia): io amo la storia, ho molti libri di storia, biografie di combattenti e storie di battaglie famose, dunque questi capitoli per me non dovevano essere un problema, e invece lo sono stati, le descrizioni mi hanno annoiato a morte.
Gergo (e la sua disamina): pagine e pagine sul come e perchè Hugo abbia inserito parole gergali in quest'opera e la disamina di cosa sia e di come nasce il gergo e le parole gercali, rabbrividiamo.
Cosette: a ben vedere la seconda protagonista della storia, appena appare bambina agli inizi del libro, subito profonda antipatia, così a pelle, poi quando cresce e nella parte finale del libro ormai donna, profonda detestabilità, del tipo “ti prego muori, fai un regalo all'umanità tutta”, sarà stato complice certamente il ruolo della donna del 1800 che mi ha dato sui nervi, ma veramente l'avrei presa a schiaffi.
Marius: l'innamorato di Cosette, Dio li fa e poi li accoppia, ho detto tutto.
Dio: non è colpa sua, ma io ateo convinto, ho mal digerito la Provvidenza sparsa come il sale sull'insalata, che tutto accomoda.
Quello che ho amato alla follia:
Storia: la storia è sublime, al di là dei personaggi, del contesto, dell'ambientazione. Le vicende narrate sono qualcosa che vanno lette, che ogni Lettore dovrebbe leggere, perchè altrimenti non saprete mai come si racconta e si può vivere una storia.
Jean Valjean: un Personaggio che rimarrà per sempre dentro di me, come Il Conte di Montecristo, lui tiene in piedi tutto l'opera: Ex galeotto, condannato ai lavori forzati a causa di un furto commesso per fame, perennemente braccato dalla legge, dotato di una carità e umanità sorprendente.
Javert: quando si dice l'acerrimo nemico. Un Cattivo che forse non lo è, vorrei dire tanto del finale su Javert, davvero tanto, ma mi taccio (ma perchè?!).
Thénardier: il cattivo che è veramente cattivo in tutto il suo essere e che oltretutto non finisce come di solito finiscono i cattivi. Chapeau.
Vescovo Charles-François-Bienvenu Myriel: solitamente non mi piacciono i personaggi religiosi nei libri, ma per lui faccio un'eccezione, mi piacerebbe parlare con un personaggio così per ore.
E questo è quanto ho da dire su “I Miserabili” di Victor Hugo, anzi ci aggiungo anche un: “leggetelo, alla fine sarete dei lettori migliori”.