I ragazzi della Nickel
I ragazzi della Nickel
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Ho letto questo romanzo in piena estate (sono un po' indietro con le recensioni) e ancora me lo ricordo distintamente da quanto mi era piaciuto, in fondo non si vince per ben due volte il premio Pulitzer per nulla: nel 2017 con La ferrovia sotterranea e nel 2020, a distanza di tre anni, Colson Whitehead si aggiudica di nuovo il premio Pulitzer per la narrativa con I ragazzi della Nickel.
Come in tutti i suoi romanzi, Whitehead parte sempre da una storia vera: una scuola riformatorio, la Nickel Academy, che è una versione nemmeno poi tanto fittizia della Florida Dozier School for Boys, aperta a inizio ‘900 e chiusa nel 2011. Un luogo di formazione, di avviamento professionale per ragazzi problematici, dove gli studenti erano indottrinati a ricevere un'educazione fisica, morale e intellettuale per essere riformati e recuperati per la comunità.
Il protagonista del romanzo è Elwood Curtis, un ragazzo di colore, cresciuto dalla nonna, che respira le parole e gli insegnamenti di Martin Luther King. Elwood, sogna di frequentare il college in un futuro di pace e di uguaglianza. Ma per errore, un giorno accetta il passaggio da uno sconosciuto su un'auto rubata, e, quando lo sconosciuto viene fermato e arrestato, Elwood finisce in un riformatorio da incubo, la Nickel Academy. La vita all'interno della Nickel è difficile, ma Elwood trova il modo di sopravvivere per non soccombere ai soprusi continui.
È un romanzo potente, duro, cruento in alcuni punti come solo la realtà sa esserlo e la prosa è vibrante, lucida e la storia viene raccontata con una voce impersonale, con un finale che mi ha lasciato davvero piacevolmente impressionato.
Consiglio questo romanzo a tutti, anche per conoscere un pezzo di storia americana che racconta uno dei periodi più bui del razzismo.