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Non so bene se sono io o che... di pescare tra i classici e pensare di tirare su solo carpe dorate e ritrovami con copertoni usati. Forse non trovo io il fiume giusto o le mie esche sono andate a male, ma io credo che non c'è niente di peggio che mettersi a leggere un libro pensando di andare sul sicuro e poi ritrovarsi in mano delle alghe puzzolenti.
Il mondo nuovo è stato scritto nel 1932 e beh non è che è poi tanto nuovo nel 2021 e neanche un usato sicuro a dire il vero, più che altro è invecchiato male... Ritorno al mondo nuovo è del 1958 e qui molti spunti ci sono e si capisce che l'autore da il meglio di sé come saggista, ma anche qui quanto scritto, a parte alcune idee di fondo, sono state travolte dalla caduta del comunismo e dall'arrivo di internet che fa sembrare quanto scritto dall'autore sulla televisione e la stampa praticamente appartenente ad un'altra era geologica.
Per tornare al romanzo, si sentono tutti i suoi quasi cent'anni e sembra di aver già letto (e visto) ripetutamente di utopie negative del futuro, dove le masse sono controllate attraverso vari sistemi più o meno originali, con scopi più o meno malvagi (e in ogni caso 1984 o Fahrenheit 451 sono su un altro livello, per citare altri classici da paragone); qui la popolazione non viene tiranneggiata con la repressione e la violenza ma stordita con giochi, soddisfazioni materiali, sesso libero e una droga che ottenebra la mente con sogni fantastici e viaggi mentali, sembra di vedere una sorta di impero romano portato nel futuro.
Una divisione in classi, una popolazione allevata in provette, un predisposizione genetica e un addestramento mentale dalla nascita impartito mediante varie tecnologie che inquadrano le persone a secondo della loro funzione predestinata da un'oligarchia che governa e professa una stabilità demografica dove tutti sono felici (anche nelle caste inferiori perché programmate geneticamente ad accettarlo), tutto molto interessante sembrerebbe... solo che... che la storia e i personaggi sono davvero un disastro totale... i protagonisti mi sembrano recitare una parte (da cani per giunta) dove più che sembrare reali sembrano semplicemente professare e divulgare le idee dell'autore. Oltretutto molti si muovono e pensano (una pagina in un modo e in un'altra in tutt'altro) in maniera incoerente e quasi a caso come se più che essere chi conduce la storia ne siano completamente alieni; ma veniamo al personaggio principale: John, il “Selvaggio”, che viene trovato per caso in una “riserva” di non “civilizzati” e catapultato nella Londra del futuro: pensate un po' si ribellerà e finirà male, caspita che trovata geniale! Un Tarzan del futuro che per lo più cita Shakespeare, puritano e moralista, che manco si toglie lo sfizio di consumare un coito per il piacere almeno dei lettori... macchè giù a flagellarsi la schiena con la frusta a nove code come nel peggior periodo nero del Medioevo (ma perchè?! ma che c'entra?!).
Più che un romanzo, un saggio mascherato, ma soprattutto una noia che dimostra tutti i suoi cent'anni e a mio discapito posso dire che trovo molto più attuali e leggibili che so... Dostoevskij, Tolstoj e Dumas.