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Devo ammettere che ho apprezzato molto di più “Il ponte dei sospiri”, primo romanzo di una serie (che in Italia non viene pubblicata a parte il primo titolo) avente protagonista un agente della milizia e ambientato in un paese dell'Europa dell'est, per il periodo che va dal 1948 alla caduta del muro di Berlino.
Questo titolo mi ha lasciato un po' perplesso, non tanto per la storia in sè o per il protagonista principale che è solido e ben strutturato, ma alla fine della lettura e durante di essa non mi ha comunicato quella suspense o quell'azione tipica dei romanzi di spionaggio scritti da altri (Ludlum, Le Carrè, Forsyth, etc..). Mi è sembrato come avere in mano un sacco di premesse che alla fine non si sono realizzate.
La lettura scorre velocemente e la storia è ben congegnata, anche i vari protagonisti che si affacciano alla storia sono ben caratterizzati e rendono perfettamente il loro ruolo; il tutto è anche scritto bene, come d'altra parte avevo già apprezzato nel primo e purtroppo ultimo libro che è arrivato in Italia di questo scrittore della serie da me prima citata, l'unica “pecca” è che abbiamo di fronte un bel temino scritto bene, come un compitino in classe ben fatto ma con poco pathos e poca personalità.
Sembra mancare forse un po' troppo di originalità, tutto sa di già visto e letto ed è questa probabilmente la pecca maggiore che si può muovere a questa storia.
Preferirei di gran lunga tornare a leggere i suoi libri ambientati nell'Europa dell'est del dopo guerra.
Rimandato.