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Isole nella rete, in originale “Islands in the net”, è un romanzo di Bruce Sterling, chiave di volta nell'evoluzione letteraria dell'autore, senz'altro una delle voci più interessanti (e probabilmente la più impegnata) emersa nella fantascienza dell'ultimo quarto di secolo. Ideologo cyberpunk, forse troppo schierato sul fronte di sinistra nei primi anni '80, Sterling sembra ritrattare molte delle sue tesi con questo romanzo, sfiorando in più di un'occasione una preoccupante deriva destroide. Questo romanzo ha vinto il John W. Campbell Memorial Award per il miglior romanzo di fantascienza nel 1989, ed è stato nominato sia per la Hugo e Locus Awards dello stesso anno.
Il romanzo offre una visione di un mondo all'inizio del 21 ° secolo, a quanto pare tranquillo, con il mondo che è dominato dalle multinazionali e dalla Rete, un complesso sistema telematico che gestisce tutte le informazioni ed è il perno della politica e dell'economia globale. Il protagonista, che si muove in questo scenario, durante un convegno organizzato da una grande multinazionale per stabilire una sorta di armistizio coi pirati telematici, si troverà sotto un attacco terroristico e verrà travolto da eventi fuori dal suo controllo: si ritroverà in luoghi che sono fuori dalla rete, da un datahaven di Granada , a Singapore e nella parte più povera dell'Africa, dopo un disastro che l'ha colpita.
Credo che posso scindere la mia recensione in due parti: se analizziamo la capacità dell'autore di aver cercato di immaginare con sagacia un futuro prossimo, l'opera risulta sicuramente interessante in quanto anticipava situazioni che, ad oggi, sono quanto mai attuali, ma che sul finire degli anni '80 non lo erano per niente. Se invece andiamo a considerare il testo in quanto romanzo di fantascienza si rivela essere nient'altro è che un thriller fantapolitico a tratti piuttosto noioso.
Le capacità di Sterling, risplendono se descrive l'evoluzione dei rapporti tra l'uomo e il mondo, il suo rapporto mediatico e la tecnologia che domina il futuro da lui immaginato. Nelle pagine di apertura poi, passa in rassegna gli eventi ancora oscuri della storia degli anni '70 e inizi '80, senza trascurare il ruolo svolto dall'alta finanza internazionale negli affari interni dell'Italia e del Vaticano. Poi la sua verve si assopisce e resta in uno stato di letargo che dura la bellezza di quasi 400 pagine. Un intervallo nel quale il Nostro, colto da sindrome di rigetto, trova il modo per scagliarsi contro tutto e contro tutti, salvo poi accogliere le istanze di tutte, ma proprio tutte, le parti in campo.
In buona sostanza non posso dire che il libro mi sia completamente dispiaciuto, ma affermare che è stata una buona lettura mi sembra troppo, direi che sono quei libri che passati anni dalla lettura ti sovvengono come qualcosa di nebuloso di cui ricordi poco e non ti dispiace affatto.