Il Nanga Parbat, mio fratello, la morte e la solitudine
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Mi è piaciuto abbastanza, anche se spesso la narrazione è troppo spezzettata. Ma mi è venuta molta voglia di leggere altri libri di Messner, cosa che farò appena possibile.
Il Nanga Pàrbat o Diamir è la nona montagna più alta della Terra (8125 metri s.l.m) situata in Pakistan. Nanga Parbàt significa “montagna nuda” in lingua urdu mentre gli sherpa, gli abitanti della regione himalayana, la chiamano “la mangiauomini” o la “montagna del diavolo”. Il toponimo Diamir, utilizzato localmente, significa la regina delle montagne. È il secondo ottomila (dopo Annapurna) per indice di mortalità ovvero rapporto tra vittime ed ascensioni tentate, con un valore che si aggira intorno al 28% tanto da essere spesso soprannominata anche the killer mountain, è uno degli ottomila più difficile da scalare.
Questo libro racconta la storia di una delle spedizioni che tentarono la vetta: guidata da Herrligkoffer (personaggio letteralmente ossessionato da questa montagna dove persa la vita il suo fratellastro), Reinhold Messner e suo fratello Günther nel giugno 1970 furono i primi a conquistare la cima salendo dal difficile versante meridionale, il Rupal, considerata la più alta parete del mondo, con un dislivello di ben 5000 metri. I fratelli Messner, a causa della stanchezza accumulata da Günther durante la salita e della scarsa attrezzatura, dopo aver conquistato la vetta decisero di scendere per il più agevole versante ovest, il Diamir, allora ancora inesplorato. La traversata che fecero è da considerarsi un'eccezionale impresa alpinistica. Dopo aver bivaccato più giorni all'aperto, quando erano quasi arrivati alle pendici della montagna, Günther Messner fu però travolto da una valanga e morì. Questa versione fu contestata da alcuni e ne seguirono vivaci polemiche che accusarono Reinhold Messner di aver abbandonato il fratello alla ricerca dell'eccezionale impresa di traversata alpinistica. Il ritrovamento della salma di Günther nell'agosto 2005 esattamente nel luogo indicato da Reinhold, ovvero quasi giunti alla salvezza, confermò precisamente la sua versione e dissipò ogni calunnia.
Lo stesso Messner nel 1978 compì la prima ascensione in totale solitaria a partire dal campo base (e in assoluto la prima solitaria in stile alpino ad un ottomila) raggiungendo la vetta dal versante Diamir lungo una via nuova.
Questo libro è il resoconto di questa tragica impresa, anche se bisogna dire che la prima parte del testo è relativa alla storia delle scalate alla vetta della montagna da parte delle precedenti spedizioni, che giustamente introducono questa storia.
Reinhold Messner è sicuramante uno dei più grandi alpinisti di tutti i tempi, ma parimenti non è propriamente uno scrittore anche se ha all'attivo parecchi libri. Bisogna osservare che probabilmente molte sfumature si perdono per via della traduzione dal tedesco. La ricostruzione è perfetta, visto che è scritta dal protagonista principale, delle bellissime foto fanno da contorno alle pagine e la passione infinita per la montagna e per le scalate al limite dell'impossibile traspare in ogni riga; il tutto contribuisce a fare di questa tragica storia, una buona lettura da consigliare a tutti gli appassionati delle storie di montagna.