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Primo libro di Hassel, di quattordici se non ricordo male, che ci porta direttamente tra i soldati arruolati a forza nei battaglioni di disciplina del Terzo Reich. Questi disperati continuano ad uccidere e morire senza sosta, prigionieri di una guerra assurda, inutile e folle.
La loro storia è raccontata in prima persona e l'autore fu veramente coscritto per varie vicissitudini, nell'esercito tedesco. I reparti di disciplina, erano contraddistinti da una striscetta bianca col jolly roger che simboleggiava la loro ormai inutilità come vita umana e la loro devozione alla morte in battaglia. I loro uomini erano composti da soldati con solo tre settimane di addestramento, adolescenti o vecchi, costretti per lo più ad indossare la divisa tedesca. Probabilmente l'autore ci mette i suoi ricordi e poi li rende in forma di sceneggiatura e di romanza per i suoi lettori.
Lo stile è molto semplice, quasi da diario o da racconto davanti al fuoco o in una taverna davanti ad un bicchiere di vino, dunque non aspettatevi un poema Omerico: è semplicemente il racconto della cruda guerra, così come veniva vissuta ogni maledetto giorno dai suoi protagonisti, molte volte in prima fila al fronte, con la paura negli occhi, il tremore nelle gambe e nelle braccia, la fame, il freddo, la sporcizia, il terrore di non riuscire mai a tornare a casa.
Molto commovente la parte finale, che lascia un'amarezza immensa... ma il libro per me merita solo tre stelline per via dello stile che è davvero troppo misero.
Da leggere sicuramente anche gli altri libri di Hassel, che però sento di consigliarne la lettura solo a chi ama il genere guerra, in quanto molto lontano ai capostipiti del genere che invece possono e devono interessare qualunque lettore, come per esempio “Niente di nuovo sul fronte occidentale”.