Ratings62
Average rating4.1
Leggere questi racconti è stato rinfrescante dopo il quarto libro della saga, anche se ormai trovo sia quasi ingannevole il fatto che si ci riferisca a Terramare come un'opera unica coesa e ordinata, perché in realtà è tutt'altro. Non solo quasi nessuno dei romanzi è stato pensato in anticipo, ma si ha anche la sensazione che la Le Guin sia tornata nel mondo di Terramare senza mai preoccuparsi troppo di trama o coerenza, concentrandosi sui messaggi e la poetica, nonostante il fatto che questa raccolta narra storie molto interessanti. La narrazione della Le Guin è sempre ritmata, onirica e a volte molto emozionante.
Il primo racconto parla di uno dei fondatori della scuola magica di Roke e oltre ad essere una storia ben narrata e strutturata, è in parte una critica nei confronti dell'avidità e l'arroganza umana, dato che per la prima volta ho letto nelle sue storie elementi più deprimenti, cinici e “umani”, come la schiavitù, la paura del diverso, l'abuso di sostanze e la vendetta.
Il secondo racconto l'ho amato perché con semplicità parla del Dubbio, di quel “cosa farò da grande?”, seguire il proprio talento, il proprio retaggio o le passioni? La risposta è quasi scontata, ma il racconto è molto tenero e carino.
Il terzo è il racconto che mi ha comunicato di meno, tratta –in maniera simile ad altri suoi scritti– del ruolo femminile, spesso sottovalutato o incompreso.
Nel quarto riappare Ged in una storiella che mi ha colpito perché inizialmente molto misterioso e particolare. Qua più che in altri racconti Le Guin rievoca sentimenti e ambientazioni bucoliche, con tetre connotazioni e un messaggio finale orientato al perdono e al cambiamento.
Il quinto riprende il tema della femminilità nella magia, ed è il più importante perchè introduce il libro successivo, e gli eventi che sono il preludio dell'ultimo libro scritto nel mondo di Terramare.
In complesso è un altro libro che ho adorato (e divorato).