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Più maturo della “profezia dell'armadillo”, qui Zerocalcare si cimenta con una storia vera e dimostra di saperci fare.
Di Zerocalcare ne avevo ovviamente sentito parlare, ma non avevo mai letto niente di suo perchè dopo un'adolescenza passata a leggere fumetti, avevo maturato un rifiuto per tutto quello che era disegnato con personaggi che parlavano nelle nuvolette.
Poi seguendo “Propaganda” il programma di Zoro su la7 e avendo ospite fisso durante la quarantena l'autore che portava dei cortometraggi a fumetti del suo vissuto durante questo periodo di lockdown, sono stato folgorato sulla strada per Damasco, anche se a parte le storie bellissime da lui portate quello che veramente mi ha portato a leggere le sue graphic novel è stato proprio Zerocalcare stesso. E' lui che mi ha incuriosito. Mi sembrava un genio folletto disadattato ed essendolo anche io (solo disadattato) mi ha spinto a leggere qualcosa di suo e quando si parte con qualcosa è meglio sempre farlo dall'inizio.
La graphic mi è piaciuta un po' meno del precedente “La profezia dell'armadillo”, ma rimane comunque eccellente perchè il protagonista è sempre l'autore stesso con tutti i suoi amici e famigliari come personaggi e racconta il suo vivere con un occhio da genio disadattato appunto che fa sbellicare dalle risate e in più infarcisce il tutto con il mio vissuto comune di quarantenne (cartoni animati, film, videogiochi e musica degli anni ‘80); le situazioni che descrive sono le disavventure del quotidiano, le persone che incontriamo tutti i giorni, ma lo fa in modo irriverente sempre con il suo amico immaginario Armadillo a consigliarlo... beh in verità sono in molti a consigliarlo, tutta una serie di personaggi inventati dalla sua mente che lui invoca a seconda delle situazioni come consiglieri personali.
Davvero una scoperta eccellente le graphic di Zerocalcare, mi ha fatto riavvicinare ai fumetti e poi diciamocelo chi è che non vorrebbe come amico una persona come lui?