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È con un certo rammarico che condivido questa recensione su “Vinpeel degli orizzonti”. Sebbene il libro inizialmente abbia catturato il mio interesse con una premessa intrigante, devo purtroppo ammettere che si è rivelato una delusione su diversi fronti. La trama, che avrebbe potuto essere un punto forte, si perde in una serie di svolte confuse, mancando di una struttura solida e ben definita. I personaggi, anziché emergere come individui complessi e avvincenti, risultano piuttosto piatti e stereotipati. Inoltre, alcune parti del libro, presentate come “intermezzi” tra la storia principale, sembrano essere piccoli racconti riciclati e inseriti in modo poco organico.
Il problema principale è che non sai bene cosa stai leggendo: un romanzo che vorrebbe essere una favola, ma che non riesce a convincere né a emozionare. La trama è confusa, i personaggi sono privi di spessore, lo stile è abbastanza banale e ripetitivo. Il libro racconta le avventure di Vinpeel, un ragazzino che vive in un paesino isolato e immaginario, Dinterbild, dove non succede mai nulla e dove tutti sono felici e contenti. Vinpeel ha un solo amico, Doan, che però è invisibile agli altri. Insieme, i due cercano di scoprire cosa si nasconde oltre il mare che circonda Dinterbild, e che nessuno ha mai osato attraversare. Lungo il loro viaggio, incontrano vari personaggi bizzarri e surreali, come il padre di Vinpeel, che scrive lettere in bottiglia e ascolta le storie del mondo dentro le conchiglie, o il signor Biton, che gestisce l'unica locanda del paese e che cucina una sola pietanza, la zuppa Biton.
Il problema di questo libro è che non sa cosa vuole essere: una favola per bambini/adulti, una metafora della vita, una critica alla società, una storia di formazione, una commedia dell'assurdo? Il risultato è un miscuglio di generi e di toni che non funziona, che annoia e che non lascia il segno. Io non sono riuscito a immedesimarmi nei personaggi ne a trovarli empatici, troppo “sopra le righe”, né a seguire la trama, dove non si capisce bene dove si vuole andare a parare. Il linguaggio è un po' povero e monotono, con frasi semplici. Il libro non riesce a trasmettere alcun messaggio o valore, se non quello di una visione ingenua del mondo, dove forse basta sforzarsi con l'immaginazione per sfuggire ai nostri dolori; la mancanza di un ritmo narrativo incalzante contribuisce a rendere l'esperienza di lettura piuttosto noiosa, con pochi momenti in cui il lettore si sente realmente coinvolto nella vicenda, forse solo nella parte finale del libro, nel rapporto tra il padre e Vinpeel.
In conclusione, “Vinpeel degli orizzonti” è un libro che, nonostante le sue promesse iniziali, non riesce a raggiungere le aspettative; io dopo averlo finito e averci riflettuto sopra, scritta questa recensione, ancora non ho capito cosa ho letto: una favola per bambini, una metafora della vita, una critica alla società, una storia di formazione, una commedia dell'assurdo?