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Secondo libro che leggo di quest'autrice tanto amata da Stephen King e seconda delusione. Dopo “La lotteria” che era un racconto lungo all'interno di un libro da cui prende il nome e unico in effetti che mi era piaciuto su tutti quelli contenuti nella raccolta.
Non vedo dove sia il “brivido” o l'orrore in questo romanzo che non sembra neanche un giallo, due protagoniste all'interno della storia che vivono remotamente in una casa all'interno di un parco di loro proprietà e rimaste sole dopo che tutta la famiglia è stata avvelenata (veramente difficile capire chi sia stato), poi tutto ruota intorno al loro conflitto con la gente del paese che si comporta come solitamente fa quando c'è un mistero irrisolto, si incuriosisce, incolpa, giudica fino a portare tutto all'estremo.
Tutto procede con una noia di sottofondo veramente insopportabile e io che mi aspettavo verso la fine che so... che erano morte pure loro ed erano fantasmi che cedevano di essere vive... o qualsiasi altra cosa e invece nulla, unico personaggio che salvo: il gatto Jonas, che fa solamente il gatto eh, niente di che, però i gatti mi piacciono a prescindere. E questo è tutto ciò che ho da dire in merito a questa faccenda.
Un punto per lo stile della scrittrice e uno per la descrizione psicologica della protagonista. Per il resto non mi ha entusiasmato: nessun colpo di scena, nessun brivido, nessun sussulto. C'è a chi è piaciuto proprio questo, un senso di inquietudine carico di aspettativa che ti tiene con il fiato sospeso fino all'ultima pagina senza farti mai lanciare un grido. Io ci sono arrivata, forse, con un po' troppe aspettative che (ahimè) non sono state soddisfatte.