Istruzioni per evitare la fine del mondo
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Libro letto perché viene regalato ai neopromossi manager della mia azienda.
Dal titolo mi aspettavo un libro di self help. Non è così.
Il libro vuole veicolare un messaggio morale, è un racconto di come dovrebbero essere idealmente l'imprenditoria e il management, ispirato soprattutto dall'imprenditoria italiana “illuminata” di Olivetti, Barilla, Pirelli, Cucinelli, tra gli altri.
Viene insomma illustrato il profilo morale che il manager ideale dovrebbe avere, ovvero vicino al territorio, lontano dalla finanza e dalla globalizzazione. E da questo si percepisce anche come il mondo ideale, secondo l'autore, dovrebbe essere. C'è molta retorica, cara in Italia, del “piccolo e locale è bello”.
L'interpretazione dei fenomeni socioeconomici a livello mondiale mi è sembrata debole. Ho letto i soliti attacchi al neoliberismo tipici di un populismo che evidentemente ha attecchito anche tra i manager italiani. Per esempio l'aumento di disuguaglianza raggiunta nel mondo negli ultimi decenni viene interpretato come impoverimento assoluto delle classi più basse.
L'autore esprime il suo un punto di vista, a tratti persino condivisibile. Ci sono anche spunti di riflessione validi.
Mi sono trovato sostanzialmente d'accordo sulla giustificazione delle alte retribuzioni dei manager.
I punti di minimo assoluto sono le lodi sfrenate per Apple, che sforna prodotti “con un design e una funzionalità così semplici che ancora oggi, a distanza di decenni, nessun concorrente ha ancora pareggiato”, e le farine raffinate che fanno male.
Ben scritto, si lascia leggere rapidamente, noioso solo in alcuni passaggi.