Un'analisi di ampio respiro teorico e storico, che mostra come l'opposizione tra ragione e passioni indica il fallimento di ogni etica e di ogni politica che continuano a oscillare tra norme repressive e atteggiamenti lassistici. A lungo le passioni sono state condannate come fattori di turbamento o di perdita temporanea della ragione. Diverse strategie sono state cosi elaborate per estirparle, temperarle o addomesticarle. Ma, mentre dal punto di vista dell'individuo, si mira all'autocontrollo, dal punto di vista della societa, si tende piuttosto a forgiare, per loro tramite, strumenti di dominio politico. In quanto relativamente fisse nei loro obiettivi e vischiose nella loro composizione, esse erano considerate nel passato suscettibili sia di una rigorosa sistemazione filosofica, sia di un adeguato trattamento politico. Si direbbe invece che oggi siano non soltanto inclassificabili, svuotate di qualsiasi attributo di intrinseca intelligibilita, ma anche soverchiate dai "desideri" (passioni orientate verso mete future, incommensurabili o difficilmente calcolabili). Attraverso un'analisi di ampio respiro teorico e storico, questo libro mostra come l'opposizione tra ragione e passioni indica il fallimento di ogni etica e di ogni politica che continuino a oscillare tra norme repressive e atteggiamenti lassistici. Nella sua struttura, il volume e concepito in termini "geometrici": in forma di un'ellisse disegnata secondo coppie di "fuochi". Paura e speranza, nella loro tensione complementare, ne compongono i nuclei generatori. Da esse -quasi un'archeologia concettuale delle passioni e delle virtu -si snoda il percorso di ricerca, che attraversa anche "valichi" del pensiero filosofico (in particolare Spinoza, nella sua polemica contro gli stoici e Descartes' e alcuni luoghi esemplari della teoria politica (in particolare il giacobinismo francese).
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