Qualcosa di morboso e strisciante, che è del paesaggio, delle presenze che lo anima­no, degli interni di case occasionalmente trasformate in camere ardenti, accoglie il lettore di questo paradossale romanzo di formazione, in cui all’impossibilità di ab­bandonare l’infanzia si accompagna quel­la di rimanere bambini. Ralph e Molly, fra­telli malaticci e simbiotici, alleati contro l’universo stereotipato degli adulti – l’ottu­sa routine scolastica e quotidiana, una ma­dre perbenista e due affettate sorelle mag­giori, il fronte compatto delle autorità –, di­vidono il loro tempo tra la casa di famiglia nei sobborghi di Los Angeles e un ranch in Colorado appartenente al fratellastro del­la madre. Qui ogni estate i piccoli vengono in contatto con un mondo selvaggio e bru­tale, che contrasta con l’inautentico ordi­ne della vita suburbana. Ma se dapprima la rudezza e la libertà dell’Ovest affascinano entrambi, poi è solo Ralph a entrare nel­l’orbita in cui lo attirano lo zio e la sua cer­chia, e ad accettare i riti di passaggio ne­cessari a trasformarlo in giovane uomo. E mentre il fratello si sposta sempre più ver­so un immaginario virile fatto di battute di caccia e di grandi bevute, e vive di pari passo l’inevitabile risveglio della sessualità, Molly, bambina puntuta e sarcastica che anticipa alcuni personaggi di Shirley Jack­son, si aggrappa disperatamente al mondo surreale dell’infanzia. L’apparizione nei dintorni del ranch di un puma femmina – animale elusivo e archetipico, nel segno della tradizione letteraria americana – san­cirà la scissione definitiva del legame fra­terno, precipitando la storia verso un im­pensabile epilogo.

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