Nel racconto che dà il titolo alla raccolta, una funzionaria di Washington impegnata nel compito – disperato e interminabile – di rettificare le inesattezze nei resoconti storici viene risucchiata da un doloroso mistero che perdura da generazioni. Tutto inizia da una foto ricordo risalente agli anni Venti: un gruppo di uomini e donne sorridono all'obiettivo, alle loro spalle l'edificio che hanno dato alle fiamme mentre il proprietario – un ragazzo nero arrivato al Nord dal Mississippi per cercare una vita più clemente – era ancora all'interno. L'episodio, che un tempo era di dominio pubblico, è stato cancellato dagli anni, dalla vigliaccheria, dalla vergogna collettiva, e sembra ormai impossibile da ricostruire. In questo come negli altri racconti Danielle Evans, tra le più acclamate giovani autrici statunitensi, si concentra su specifici momenti nelle vite dei suoi personaggi in cui sembra che un equilibrio fragilissimo sia sul punto di spezzarsi, finestre in grado di illuminare l'inestricabile intreccio di colpa, resistenza, vergogna, forza, cordoglio, potere e amore di cui si compone la storia americana. Sette toccanti racconti che ci costringono a confrontarci con i temi della razza, della cultura, e soprattutto della storia, e a porci quelle domande che si fanno di giorno in giorno sempre più pressanti: chi ha il compito di raccontarla? Chi ha il diritto di determinarne la verità? E a quale prezzo è possibile correggerne le inesattezze?
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