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Questo “Sconosciuti in treno” è il primo romanzo della Highsmith (divenuta famosa per la straordinaria invenzione di un personaggio magnifico come Ripley), è del 1950 e alla sua prima apparizione negli Stati Uniti non riscuote un grande successo; tuttavia il grande regista Alfred Hitchcock ne fa il soggetto per il suo film “L'altro uomo”. Libro e film, nel caso voleste procurarveli entrambi, sono però diversi.
La storia che esce dalle pagine di questo libro è straordinaria. La trama, implacabile e avvincente, il plot è degno dei migliori thriller: un incontro casuale in treno, l'idea da parte di uno, giovane rampollo e vittima disperata, innamorato della propria madre, chiuso in se stesso e alcolizzato, al limite della psicopatia, di due omicidi scambiati e dunque senza nessun movente da parte dei due che li renderebbero liberi dal padre odioso e distante di uno e dalla moglie fedifraga dell'altro che invece è il prototipo dell'uomo di successo, con una vita tranquilla e borghese, destinato a una carriere brillante insieme ad una nuova compagna perfetta. Il delitto perfetto. Solo che ben presto uno diventerà lo specchio per l'altro e le loro dualità si mischieranno fino al finale tragico.
Quello che però rende oltre che geniale nell'idea, straordinario questo romanzo è la solita capacità della Highsmith di tratteggiare divinamente la psicologia dei protagonisti, Bruno e Guy, uno deviante e psicotico, l'altro che finirà avvolto nel gioco di Bruno, fino ad arrivare a riconoscersi nell'altro. Il loro primo incontro è già un riconoscimento reciproco.
I thriller della Highsmith sono i più lucidi, più intelligenti, più penetranti, che mi sia capitato di leggere. Una scoperta che mi ha folgorato sulla via di Damasco, il connubio tra genialità dell'idea e la costruzione psicologica dei personaggi l'hanno fatta diventare la mia giallista preferita.
“Sconosciuti in treno” è un noir meraviglioso, solo una tacca sotto al “Talento di Mr. Ripley”.