Il mite e umile consigliere Jakòv Petrovic' Goljadkin non è quelloche sembra: vive in lui un doppio, un "sosia". Il suo io non è un tutto compatto e unico, bensì un mobile e disintegrabile complesso di impulsi che possono scindersi in altri io, tra loro in alternanzae in conflitto. Il suo sosia non è semplicemente una persona tanto somigliante a lui da poter essere per lui scambiata, ma, come dice la parola russa dvojnik, È la proiezione di un io in un altro io autonomo rispetto al primo. Esistono nel romanzo due Goljadkin che si completanoin quanto totalmente opposti: uno timido e sottomesso, l'altrofurbo e arrivista. E Goljadkin, come spiega Vittorio Strada nell'introduzione, è la patologia dell'uomo qualunque, il primo gradino di quello 'sdoppiamento' che costituisce la malattia dell'uomo moderno".
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